giovedì 23 agosto 2012

PARAPHERNALIA


Ovvero: Tutto ciò che è necessario alla pratica


Mi viene spesso chiesto perché mi ostini a portare gli Hakama quando insegno nel nostro Dojo, in fondo potrei farlo tranquillamente con un keikogi normale o, addirittura, in tuta da ginnastica.
Qui siamo in Italia, con insegnanti Italiani ed allievi Italiani… quindi perché dovremmo mai utilizzare termini, abbigliamenti, regole e metodologie Giapponesi? Anche perché tutte queste “complicazioni” vengono spesso viste come difficoltà aggiuntive ad una pratica che, sicuramente non è semplice.

La risposta a queste domande è, in realtà, una sola ma  composita:

Pratichiamo un Arte Tradizionale Giapponese.

L’uso di indumenti, terminologie, metodologie, rituali e convenzioni Giapponesi fanno parte della pratica tanto quanto lo studio delle tecniche, non sono imprescindibili.. ma ne fanno parte integrante.
Alcune cose vengono accettate più di altre, ma tutte hanno la loro importanza:

IL KEIKOGI BIANCO
Il tradizionale abito bianco è stato ormai sdoganato da i millemila film di Karate degli anni ottanta, la gente si ASPETTA di vederlo usare quando sente parlare di Arti Marziali... ma perchè usarlo invece di una comoda tuta da ginnastica?

                L’abito bianco che si usa nel Dojo ha una triplice funzione…
-          E’ comodo e pratico, resistente abbastanza da essere strattonato e tirato senza rompersi, ed è bianco perché DEVE essere pulito.. per rispetto a se stessi ed agli altri
-           Serve a far capire che tutti gli allievi sono uguali sul tatami (non ci sono avvocati od operai), con l’unica differenza data dalla capacità tecnica.
-          Allo stesso modo il Bianco è un colore che tradizionalmente serve a rappresentare la purezza, quindi la forma mentis con cui l’allievo dovrebbe avvicinarsi alla pratica.




GLI HAKAMA
Gli hakama (quella sorta di pantagonne nere, per intenderci) distinguono, almeno nella nostra scuola, un insegnante o un praticante che abbiano raggiunto almeno lo Shodan, servono quindi ad individuare subito sul tatami gli “esperti”, allo stesso modo della cintura di colore differente.
Ma per me hanno, innanzitutto, un’aspetto meno esotico e più pratico… 
Dimostrano immediatamente all’osservatore occasionale, che ciò che si pratica su quel tatami è una scuola tradizionale… Non una scuola moderna , nè una scuola di Karate o di Judo..
Servono un po’ da "filtro" per tutta quella serie di persone che si avvicinano alla scuola con l’intento di “imparare a fare a botte” , e che, vedendomi vestito in pantagonna nera, si tengono ben distante.
Un aspetto psicologico e di marketing, quindi :-)

LA TERMINOLOGIA GIAPPONESE:
Conoscere i termini corretti per ciò che si sta facendo è, nella mia opinione, un modo per entrare un po’ di più all’interno della corretta mentalità necessaria alla pratica di una Scuola Tradizionale… In più  conoscere la terminologia corretta è utile per avere una base comune quando si discute di tecnica.. o quando si discute qualcosa (è più facile dire “applica kotegaeshi” invece che “fai una torsione al polso”)..
Nel caso della nostra scuola ( e diversamente dalle scuole cinesi) la terminologia utilizzata è piuttosto descrittiva della tecnica, e ci può dare un indizio su quale sia il principio dietro la tecnica che stiamo utilizzando…
Kotegaeshi e Koteori possono sembrare due tecniche piuttosto simili… ma il nome ci aiuta a ricordare che una è una torsione, mentre l’altra è una rottura…
Sapere che Ushiro Ukemi è la “caduta indietro”, ci potrà magari essere utile per ricordare che “ushiro dori” è una tecnica di controllo che presuppone di andare dietro l’avversario…
In ogni caso ogni gruppo di persone ha dei termini comuni che servono ad unirli… Dal linguaggio dei carbonari, alle bande giovanili, dai giochi di parole sul posto di lavoro fino ad arrivare al famigerato Politichese..l’uso di queste terminologie serve sempre a “creare gruppo”, a dare la sensazione di fare “parte di qualcosa”.
IL SALUTO
Come per tutto ciò di cui abbiamo parlato fin’ora, il saluto ad inizio e fine lezione ha un significato che è ben altro che un mero rituale estetico…
Esso ha il significato più profondo di “riassettare “il proprio spirito, di avere un piccolo rituale che ci permetta di “Lasciare fuori”, per quanto possibile, i propri problemi dal Tatami… ad avere rispetto dei propri compagni e della scuola.

In alcune scuole vengono anche utilizzati alcuni piccoli rituali di derivazione Shinto (come battere le mani) o si usa concludere l’allenamento con la lettura di un brano di un libro…
Ogni scuola adotta un proprio metodo…Ma tutti hanno lo scopo di permettere ai praticanti di rasserenare l’animo e di “entrare nel mondo del jujutsu”..
Allo stesso modo il saluto fra praticanti serve a far capire al compagno che si è  pronti ad interagire con lui, che si sta  dedicando la propria attenzione a Lui.
Nel caso della nostra scuola è richiesto anche un saluto allo Shomen, cioè al Lato d'Onore della scuola...
Rappresenta un piccolo impegno nei confronti della Scuola, ed un ringraziamento alla stessa.. Come per il saluto al compagno, o all'insegnante, servono semplicemente ad impostare la forma mentis necessaria alla pratica corretta.


A volte in alcuni Dojo, queste pratiche vengono esagerate ed esacerbate, con rituali che, spesso, vengono irrisi dagli stessi giapponesi che sono spesso più pragmatici di noi.
Dobbiamo quindi  ricordare di praticare sempre  con un po’ di “grano salis”.. Noi non siamo Giapponesi.. né lo saremo mai… quindi è giusto che applichiamo tutte queste pratiche con una mentalità aperta e pratica, senza  esagerare, per non passare per dei fanatici.
In fondo, tutte queste pratiche e metodi, servono a farci apprezzare di più ciò che facciamo, non a farcelo odiare.

martedì 7 agosto 2012

TRE SATORI

Questo testo l'ho già pubblicato su FB, ma ritengo utile riscriverlo qui, in quanto esprime MOLTO di ciò che penso e del mio percorso marziale.



Vorrei condividere questo lungo pensiero che sto meditando da tempo, leggetelo se ritenete che sia interessante... Ignoratelo se lo trovate stucchevole :-)
Avevo bisogno di metterlo nero su bianco, e quindi lo getto qui, nei meandri della Rete..perchè venga raccolto da chi lo vorrà leggere.


Nella mia carriera di jutsuka ho avuto tre momenti importanti per la mia crescita, tre momenti in cui ho avvertito nettamente, con chiarezza cristallina, quale era la mia Strada..

Il primo momento è stato quando ho deciso, dopo anni di "minestrone di stili"  che avrei seguito un solo stile di jujutsu.. e che avrei cercato il mio nuovo Maestro... Ho avvertito il vecchio maestro (che avevo seguito fino ad allora) e, ricevuto il suo permesso, ho iniziato a guardarmi attorno...

Non è passato molto tempo... l'Universo ha riconosciuto la mia necessità e, come gli è consueto, ha deciso di mettermi in contatto con la persona giusta seguendo l'antico detto "Quando l'allievo è pronto, il Maestro arriva".

Ho quindi trovato il mio Maestro, il quale mi ha aperto il suo Dojo ed il suo Cuore, ed ho iniziato a studiare esattamente ciò che stavo cercando.
Egli mi ha trasmesso e continua a trasmettermi ciò di cui ho bisogno... Tecnica, Passione, Spirito. Grazie a Lui ho imparato a "potare i miei rami" ed ho compreso che ciò che cerco è dentro un solo stile, una sola scuola.
Ho compreso che pochi Principi possono dare luogo ad infinite Tecniche, che su ogni attacco posso applicare uno o tutti i principi che ho appreso.
Grazie a Lui Ho capito quale sia il significato dello studio del Kata.. Che Tutto è nel  Kata , ma il Kata non è tutto. Che una Koryu (una scuola tradizionale giapponese) vive fintanto che la Tecnica è viva.. che il Kata stesso è Vivo, ogni volta uguale ed ogni volta diverso da se stesso..Che si adatta all'attacco senza in realtà cambiare mai.
Grazie a Lui sono rinato come marzialista e come persona ed avrà la mia gratitudine per sempre, perchè mi ha dato molto di più di quanto io possa mai ripagare.

Il Secondo momento di Satori è stato quando ho deciso di acquistare uno Iaito.
Ho sempre voluto una Katana, una spada giapponese originale... ma ho sempre odiato l'idea di acquistare un falso simulacro di bassa manifattura cinese.... Volevo qualcosa che fosse originale e, allo stesso tempo, alla portata delle mie tasche. Ho pertanto deciso di acquistare uno iaito, una spada da pratica originale giapponese... Non è affilata e non lo potrà mai essere... la Koshirae è semplice ed umile, ma è costruita con la passione e la cura di un arma più pregiata.
E' un arma che ha una funzione ben precisa, permettere di imparare ad impugnare un Katana in sicurezza, e la svolge con umiltà e rispetto. E' uno strumento che ha una sua Dignità, fatta per essere e non per apparire.
Anche in questo caso l'Universo ha deciso che, evidentemente, meritavo un segno.
Il latore incaricato di consegnarmi il mio Iaito in occasione di una festa sulle Arti Giapponesi, si è offerto di insegnarmi gratuitamente i primi rudimenti di Kenjutsu e Iaido... La mia prima lezione è stata proprio durante quella festa ed è stato amore a prima vista... Nel corso di un anno il Maestro di Kenjutsu si è impegnato in ogni possibile occasione per insegnarmi a tenere in mano la spada, a maneggiarla, ad amarla e ad amare la precisione che essa richiede..
La sua prima frase è stata "lo studio dello Iaido è fatto di particolari"  e mi è rimasta scolpita nel cuore, la ripeto infatti spesso ai miei allievi.
Il Maestro mi ha visitato più spesso che ha potuto, affrontando viaggi lunghissimi e stancanti senza chiedere null'altro che la mia passione e la mia amicizia.. Facendosi due/tre ore di auto per poter praticare due ore con me, per poi ripartire senza magari neanche fermarsi a mangiare..
Da lui ho imparato quel poco, pochissimo che so del maneggio della Spada... Ma ho imparato anche il valore di un Vero Maestro...
Ho imparato che lo studio dello Iaido richiede dedizione e tempo, passione e pazienza. Che ogni particolare è importante e va curato.. che non bisogna accontentarsi di un movimento così-così, ma bisogna cercare il Movimento Perfetto... E anche se non ci si arriverà mai, è lo spirito con cui si cerca quel Movimento che è importante.
Lo studio dello Iaido e del Kenjutsu mi ha migliorato infinitamente anche nel Jujutsu... Ho imparato a cercare la perfezione del movimento, a non accontentarmi di quello che so, ma di cercare sempre di migliorare, imparando da chiunque possa insegnarmi, sia esso un Maestro o un allievo.
Purtroppo i casi della vita vogliono che io e questo Maestro non possiamo più trovarci... gli impegni ed il lavoro ci hanno praticamente diviso... ma rimarrà sempre accanto a me ogni volta che impugno il mio amato Iaito.


Il terzo momento di crescita è stato quando ho iniziato ad insegnare.
All'inizio è stato un semplice tentativo... ho cercato di trovare un modo di praticare ciò che stavo studiando e, come scrive Richard Bach  nel meraviglioso libro "Illusioni" : "Tu insegni meglio ciò che più hai bisogno di imparare". Quindi ho aperto un corso di Jujutsu presso un paesino... Ho avuto tre soli allievi nel corso di un anno...ma grazie all'appoggio di amici che già insegnavano, non ho rinunciato ed ho continuato.
Nel secondo anno, insieme alla persona che considero un Fratello e che mi ha seguito in tutti questi momenti di crescita, abbiamo aperto un nuovo corso di Jujutsu... questa volta le cose sembrano andare molto meglio e gli allievi che siamo riusciti ad accogliere intorno a noi sembrano apprezzare ciò che insegniamo.
Grazie agli allievi ed alla loro passione, ciò che ho imparato dai miei allievi si cristallizza e si compie. L'insegnamento mi permette di studiare il particolare e, allo stesso tempo, di non fossilizzarmi in conoscenze che credo solide. Ogni domanda che mi viene posta richiede una risposta corretta ed esaustiva, o uno studio approfondito della cosa per permettere a loro di imparare le cose correttamente. Mi sono impegnato mentalmente a non mentire mai loro, ad insegnare tutto ciò che so al meglio delle mie possibilità e ad avere l'umiltà di dire "non lo so" quando serve.
Insegnare mi ha fatto crescere moltissimo.. Grazie agli insegnamenti avuti dai miei due Maestri, ho imparato che se doni quello che sai con amore e passione, verrai ripagato con la stessa moneta.
Ho imparato ad essere Leale con i miei Maestri, e di conseguenza ad esserlo con i Miei allievi.
Spero che loro comprendano quanto sto imparando ad insegnare loro quello che so...Loro credono di essere lì per imparare il Jujutsu... in realtà sono lì per insegnarmi ad essere umile, a metterci sempre la stessa passione e la stessa gioia.

Quindi questi tre momenti, questi tre Satori, concorrono l'un l'altro a fare di me ciò che sono..Tutte e tre queste esperienze hanno fatto di me un uomo migliore. Cos'altro si può chiedere ad un'attività umana?
La Strada è ben lungi da essere finita, ma Perdio, il viaggio vale veramente la pena!!!