venerdì 26 settembre 2014

Commento al post precedente

Commento al post precedente:

Il M°  Germano mi ha mandato questo commento al mio ultimo Post su "Du Braccia e Du gambe" che potete trovare qui,

non potendolo pubblicare nei commenti perchè troppo lungo, lo aggiungo in questo post, perchè possa essere usufruito da tutti:

(per chi non conoscesse il m° Germano, potete trovare il suo curriculum qui: GARYUAN DOJO

Scrive il M° Germano

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Come sempre interessantissimo e ricco di spunti.
 Mi piace talmente tanto l’argomento che, volentieri espongo la mia idea ringraziandoti. 

Per la mia esperienza concordo e dissento con quanto dici e cercherò di esprimere la mia opinione più brevemente possibile sperando di non dire tediose banalità. Vedo le arti marziali come “strumenti” nelle mani dell’”uomo”.
 Mio padre è un falegname, come tanti. Anche loro hanno tutti in comune “du braccia e du gambe”

quando iniziano la loro carriera e “du braccia e du gambe” quando la terminano. Tutti loro da apprendisti in bottega non conoscono il loro mestiere ed hanno a disposizione tutti gli stessi “strumenti” di base: pialla, chiodi, martello.... , ma non li sanno usare. 
Poi, con percorsi diversi, iniziano ad utilizzarli in modo diverso in relazione alla loro “passione per il legno e per il loro mestiere”: qualcuno costruisce finestre ed utilizza solo macchinari particolari, qualcuno restaura mobili antichi e rimane ad utilizzare martello e chiodi, qualcun altro inizia a costruire mobili a livello industriale ed entrando in fabbrica aderisce alla catena di montaggio. 

Tra di loro qualcuno, fortunato, impara il mestiere in maniera ampia e, dopo aver approfondito gli aspetti di molti processi produttivi, in uno stato avanzato della propria carriera è capace di costruire mobili, di realizzare porte e finestre, o di restaurare il legno antico. Mio padre, dopo 60 anni di lavoro, è uno di questi. Ha due braccia e due gambe, ma lui non è soltanto “capace di lavorare il legno”. A casa mia il “legno”, nella sua semplicità ed economicità, si respira in ogni angolo. Oltre ai mobili, ovviamente, di legno è la tavoletta del water, il lampadario, o addirittura il manico restaurato, perché si era rotto, delle forbici trinciapollo. Parlando però con altri falegnami anziani, a prescindere dalla loro specializzazione, ho sempre notato che, come mio padre, tutti loro aveva di gran lunga superato la fase della passione, del lavoro o dello strumento. Tutti parlano del legno come fosse il loro elemento naturale e questo è ciò che io intendo per “Maestria”. 

Osservando e chiacchierando con gli anziani, io sono Molisano e spesso, nella mia terra, ho la fortuna di farlo, è sempre possibile scovare nelle loro vite una “saggezza” ed una “maestria” che, anche con percorsi diversi, li accomuna tutti. 

Come mai? Io vedo i “percorsi marziali”, come le arti degli artigiani, distribuiti su di una sfera. 
Tutti partiamo dalla base comune che è rappresentata da un solo punto ed in quel momento, ovviamente, la nostra inesperienza ci rende tutti uguali. Di li inizia il nostro percorso che seguiamo, ognuno a modo suo, con le nostre due braccia e due gambe. Qualcuno inizia a girovagare senza sosta saltando da uno stile all’altro ed in questa maniera, convinto di imparare tante cose diverse, impiega il suo tempo a ruotare intorno alla base della sfera, contento ed appagato così. Qualcun altro punta deciso verso l’equatore e quindi lo raggiunge in maniera più rapida, ma in questo modo pian piano si convince che le sue due braccia e due gambe posano essere utilizzate soltanto in una maniera ed il suo martello, per tornare al falegname, potrà essere utilizzato soltanto per battere i chiodi, ovviamente con molta abilità. 

Non voglio giudicare perché ognuno segue onorevolmente il proprio percorso diverso dagli altri. Voglio soltanto dire che dal mio punto di vista questo è soltanto il “primo approccio all’arte marziale”. 

Nel paragone con la sfera, è il cammino verso “l’equatore” dove ognuno di noi è alla ricerca dell’”efficacia”, ovvero del modo migliore “pe menà”. 

In altre parole il discorso “ja da menà” (si scrive con la “J” e si pronuncia “ya”. Per favore, Loris, attenzione all’uso della terminologia corretta ) secondo me è necessario e giustificabile finché siamo dei “principianti in cammino verso l’equatore della nostra sfera” . 

Penso però che il vero cammino delle arti marziali inizi proprio quando, passato l’equatore (beato chi ci arriva) iniziamo la dura scalata verso il “polo nord”. Qui le differenze tra i vari “strumenti” che utilizziamo come praticanti si assottigliano sempre di più e, mentre sull’equatore le distanze formali tra due discipline marziali sembrano incolmabili, a mano a mano che ci avviciniamo al polo nord queste si riducono incredibilmente, ma non perché cambino le arti marziali: chi cambia è il praticante con le sue due braccia, le sue due gambe, ma soprattutto la sua testa ed il suo cuore. Io, come molti, ho la fortuna di avere Maestri eccezionali, e tutti, ripeto tutti, pur insegnando discipline formalmente diverse, ripetono incessantemente gli stessi concetti.

 Un esempio che tutti noi conosciamo, apprezziamo ed amiamo: la Maestra Wakabayashi. Notate forse differenza tra il suo Aikido, Judo, Ju jutsu, Ken Jutsu, Jo Jutsu, Nainata Jutsu, Batto do? Io, purtroppo, l’unica differenza che noto è che le mie due braccia e due gambe, purtroppo, credo non somiglieranno mai alle sue ! 
Cosa siano e come interpretare le arti marziali credo sia legato al livello di pratica di ognuno. E’ impossibile generalizzare. Come praticanti, e per qualcuno, come insegnanti noi dobbiamo soltanto fare attenzione a trasmettere “coerentemente” e “correttamente” lo “strumento” che i nostri Maestri ci hanno consegnato .

Questo meraviglioso “strumento” è ricco di una esperienza che attraversa generazioni e per quanto noi si possa essere abili, non potremmo mai essere all’altezza di stravolgere, migliorandolo, il messaggio che decine di insegnanti, prima di noi, ci hanno consegnato. Sintetizzo il mio pensiero parafrasando un’idea che permea la Katayama Ryu, scuola cui appartengo. 

Il concetto “ja da menà” che permea la fase iniziale di “apprendimento funzionale ed efficace” del principiante di arti maziali e senza del quale le arti marziali, credo, perderebbero una grossa parte della loro utilità può essere più elegantemente espresso traducendo il termine “bu jutsu” con “l’arte di fermare le armi”.

 Il concetto avanzato della pratica delle arti marziali che, acquisita la tecnica, dovrebbe ispirare il cammino di tutti noi praticanti nel tentativo di “raggiungere il polo Nord” può essere espresso traducendo in modo diverso lo stesso termine “bu jutsu”: “l’arte di fermare le armi”. Per tutte queste ragioni, a mio avviso, le Arti Marziali sono tutte diverse e tutte uguali tra di loro. “Il bu jutsu è uno, l’essere umano è lo stesso. Le vie sono molte, ma il punto di partenza ed il punto di arrivo coincidono.” Forse è una banalità, ma credo fermamente in questo. Me lo ha insegnato mio padre, anche se non ha mai praticato le Arti Marziali . Grazie Maurizio

giovedì 25 settembre 2014

Du gambe e Du braccia


Disclaimer: sto post farà incazzare un sacco di gente, naturalmente è la mia opinione e quindi non condivisibile, sentitevi liberi di commentare od insultarmi... o di discutere con me in maniera civile. Non ho paura di cambiare idea se accorgo di sbagliarmi.


"DU GAMBE E DU BRACCIA CIA L'UOMO, SEMPRE QUELLE SO' LE COSE"


normalmente questa frase viene detta mentre stai facendo vedere qualche tecnica o posizione o principio ad un altro praticante, o magari ne stai solo parlando.
Che naturalmente Lui ha già provato tutto.
Ha fatto due mesi di Taichi, ha fatto una lezione di Aikido con un suo amico che spacca i culi, si è rotolato sul tatami con un tizio che faceva Brasilian  ed ha insegnato a Machado qualche trucco nuovo, ed ora insegna Giugizzu.
pure lui.
che tanto tutto è uguale.
e pure se segue una scuola tradizionale, ci deve mettere dentro il Taichi che "tanto serve un sacco".

e tu, che metti tutto te stesso nel cercare di apprendere al meglio delle tue possibilità una sola scuola, un solo stile, e che ti rendi conto di quanto profondamente diverso possa essere da altre scuole ed altri stili nelle sfumature, nel gusto, nelle minime posizioni.
Tu, dentro di te
Ti incazzi.
come una bestia

però fai finta di nulla, sorridi gentile, e dici "effettivamente..."
perchè alla fine sei stanco di dover spiegare le cose a chi non ascolta.


perchè lo sai che alla fine, se ti ci metterai di buzzo buono a cercare di spiegargli il tuo punto di vista, quello che gli farai vedere saranno "bazzecole, quisquilie, pinzillacchere", perchè a Lui interessa solo "l'efficacia" e  che "la robba funzioni".

Non gli interessa un cazzo che quello che gli fai vedere abbia una spiegazione, che funzioni (magari anche solo in un certo contesto) con i suoi SE ed i suoi MA.
Non gli interessa che quelli che fai tu sia una ricerca dentro di te e dentro una scuola Antica, per cercare di comprendere quello che i vecchi Sensei cercavano di trasmettere a TE, che sei l'ultimo infimo anello di una catena.

No.. non gli interessa nulla.
tranne poi, magari, vederlo insegnare quello che tu gli hai fatto vedere a qualcun altro, sbagliato, con posizioni ridicole e magari spacciandolo pure per roba sua.
Dando spiegazioni ampollose su qualcosa che non ha compreso, cercando di torcere la realtà perchè si adatti a quello che lui ha capito.. invece di cercare di capire la realtà.

basta.
basta con sta roba del "tanto ciabbiamo Du braccia e Du gambe"
questa affermazione è vera.
ma è come dire "na bistecca e na scarpa de pelle sempre vacca sono"
un ovvietà..
ma non per questo sono la stessa cosa..
non sono interscambiabili..

quindi ora dirò la mia, ampollosa e pretenziosa, idea sullo studio delle arti marziali.
fatevene una ragione..
qualcuno mi darà del coglione, qualcuno mi dirà che ho ragione, qualcuno si incazzerà magari.
amen

Le arti marziali non sono tutte uguali.

la maggior parte delle arti marziali sono PROFONDAMENTE diverse l'una dall'altra.
Le arti marziali Cinesi, ad esempio,  sono molto diverse da quelle Giapponesi.
Ed anche fra Arti Giapponesi ed Arti Giapponesi esistono spesso molte differenze.

nonostante si possano trovare delle similitudini superficiali, il "sentimento" dentro l'arte è diverso.
studiando queste arti ci si può accorgere che la parte più Omote, più visibile ed esposta, può essere simile.
Studiando più profondamente, potremo accorgerci che, nella loro forma più raffinata e pura, proprio nella loro ESSENZA, arti diverse possono avere incredibili similitidini.
Ma il totale di questo studio, di queste cose, le rende molto differenti.

metafora:
Un cavallo ed un cane sono uguali?

sono la stessa cosa? 
sono intercambiabili?
entrambi sono quadrupedi, hanno colorazioni simili, sono intelligenti, hanno gli stessi organi interni disposti nella stessa posizione..
ma non sono la stessa cosa
non sono intercambiabili.
hanno caratteri diversi
abitudini diverse
sono ANIMALI diversi..
certo, cianno quattrozampe e na coda..
ma sono MOLTO differenti..


ora vado più in dettaglio:

Le scuole di Jujutsu non sono tutte uguali
Sebbene abbiano magari molte similitudini, ogni scuola è diversa dall'altra.
Altrimenti esisterebbe una sola scuola.
Esistono sicuramente dei principi comuni a molte o tutte, ma ogni scuola ha un suo retrogusto ed una sua personalità.
se si vuole capire questo retrogusto, capire l'essenza  della scuola, si deve cercare strenuamente di vuotare quella cazzo di coppa e non aggiungere nulla, cercando di capire quello che la scuola sta cercando di insegnare senza filtrarla attraverso esperienze e preconcetti.
Un Esperto, un Maestro, avrà magari l'esperienza per poter discernere e razionalizzare, capire le similitudini e le differenze.
Ma stiamo parlando di una persona che è arrivata ad un certo livello (elevato) di una scuola ed ha l'esperienza e la competenza per poter studiare più scuole e mantenerle separate.

esempio pratico:
io pratico un Ramo della Hontai Takagi Yoshin ryu ..
inizialmente mi sembrava che quello che stavo imparando fosse semplicemente una diversa sequenza di kata rispetto alla linea principale...
continuavo a studiare i Kata di Hontai e, insieme, quelli di Moto-Ha.
tanto le tecniche "erano le stesse o quasi."
Quando ho deciso di abbandonare l'hontai completamente e studiare approfonditamente solo il Moto-Ha-Yoshin-ryu, ho iniziato a rendermi conto delle piccole differenze che le contraddistinguono..Ho iniziato a capire cosa Soke Yasumoto volesse cercare di insegnare con la sua scuola...
è stato illuminante.
Ho iniziato a comprendere le differenze (minuscole ma significative) fra le due scuole..e contemporaneamente ho iniziato apprezzarle ENTRAMBE.. ad ammirare le differenze tecniche, come se dal pendio di una montagna potessi guardare il pendio di un altra..
vette differenti, stesso spirito.


Ho percepito quanto possano essere uguali e dissimili, affini e pur difformi.
e non avrei mai potuto capirlo se non mi fossi focalizzato su una sola di esse, ma avessi continuato a praticare entrambe con lo spirito del "du gambe e du braccia".
Lo so che  studiare una sola scuola vuol dire fare un piccolo bagno di umiltà, fidarsi totalmente  di un insegnante e, sopratutto, impegnarsi.
ma è un piccolo prezzo da pagare, secondo me, per ciò che cui viene insegnato.

Quindi, e qui si vene al punto.
Se un marzialista con un pò di  pratica può trovare una differenza sostanziale fra due scuole che hanno la stessa identica radice come Hontai e Moto Ha, non credete che ci possano essere differenze più macroscopiche fra arti marziali differenti?

E dove sono queste differenze se "tutti cianno du braccia e du gambe"?

Bè, le differenze si trovano nell'ambito in cui si sono evolute, il background culturale, storico, nel modo di vestire, nello scopo che hanno, nell'idea che hanno alla base.

Possono esserci Arti che sembrano molto  simili, ma che hanno una base tanto differente da renderle incompatibili, come esserci Arti che sembrano totalmente differenti, ma che hanno alla base tanti  principi comuni, da essere perfettamente integrabili.

Partendo dal presupposto che tutte le Arti marziali sono partite dal concetto base di "Ie devi Menà (tm) ", alcune arti lo hanno superato per arrivare al "Iedevi volè bbene", altre hanno svuluppato metodi propri per il concetto di "menare", altre ancora si concentrano sulla crescita dell'individuo che deve menare, altre si sono evolute in un "ciai da stabbene Te" ed alcune pensano che "mena' nun è abbastanza".

Un patrimonio incredibile di diverse idee, concetti, principi che non possono essere unite sotto la semplicistica visione del "ie devi menà".

dire "tutte le arti marziali sono uguali", equivale a dire "tutti gli uomini sono uguali".. che può essere un principio etico condivisibile, ma è tecnicamente falso.
In quanto ci sono persone alte e basse, magre e grasse, intelligenti e stupide, calve o capellone, con soglie del dolore differenti, destrimani o mancini. Con caratteri, storie, culture anche TOTALMENTE dfifferenti.
non esistono due persone uguali al mondo.
 



Comprendo, naturalmente, che alla fine è solo questione di scelte personali ...perchè in fondo esistono Maestri onesti (con se stessi innanzitutto) che studiano coscientemente due arti insieme, magari anche complementari .. ma hanno la coscienza di cercare di non mescolarle. O hanno la capacità invidiabile di svuotare la coppa quando passano dall'una all'altra.
Ma, imho, si possono contare sulle dita di un falegname.. 

arriviamo, alla fine, sempre alle stesso conclusioni.
La differenza la fa l'onestà intellettuale del praticante.

dici niente.


NB
AGGIUNTA FINALE:
il Maestro Maurizio Germano è stato così gentile da rispondere a questo Post inviandomi una mail molto articolata, l'ho pubblicata QUI perchè potesse essere vista da tutti.
Ottimo Food for thoughts